Sfruttare la posizione nel poker Texas Hold'em.
Una mano considerata "buona" non dipende solo dalle carte. Trovarsi in posizione di mazziere (dealer) oppure "utg" (under the gun) può cambiare totalmente la nostra strategia di gioco e il modo di affrontarla.
L'argomento che tratteremo in questo articolo è fondamentale per chiunque voglia giocare al Texas Hold'em ed essere vincente. Parleremo infatti della "POSIZIONE".
Quando si sente il campione famoso che racconta di un torneo dicendo: "non mi piaceva la mia posizione al tavolo" non sta parlando della scomodità della postura e della sedia che gli ha procurato un fastidioso mal di schiena a fine sessione. Più semplicemente analizzava il posto in cui era seduto rispetto agli altri giocatori avversari e quindi la sua strategia poteva essere o non essere efficace.
Per analizzare al meglio la posizione facciamo un passo indietro. Prendiamo in considerazione una situazione in cui tutti gli avversari sono a noi sconosciuti e quindi, almeno all'inizio, ogni posto ha lo stesso valore: in questo scenario l'unico punto di riferimento è il bottone del dealer o mazziere e quanto distiamo da esso.
Quando ci vengono distribuite le carte possiamo dividere un da none giocatori in quattro spicchi:
1) Early Position o "posizioni iniziali" ovvero il primo giocatore chiamato a parlare "utg" (che in gergo è detto "Under the gun" o "Con la pistola puntata"), e quello subito dopo di lui, UTG + 1;
2) Mid Position o "posizioni centrali"; i due giocatori che seguono che chiameremo MP e MP + 1;
3) Late Position o "posizioni finali"; sono tre e arrivano fino al giocatore che è in possesso del bottone del dealer, esse sono:
A) High Jack (HJ), che viene subito dopo i giocatori Mid Position;
B) Cut Off (CO), il giocatore che segue HJ;
C) Dealer o Button, l'ultimo a parlare nell'azione dopo il flop;
4) Blinds o Bui, i due giocatori che hanno già contribuito al piatto e che chiudono il gioco pre-flop, ma che saranno i primi a parlare girate le prime tre carte.
Il vantaggio delle informazioni.
Da questa divisione possiamo trarre le prime considerazioni: le posizioni finali sono avvantaggiate rispetto a quelle iniziali perché godono di un vantaggio tattico ovvero hanno a disposizione maggiori informazioni. Questo vantaggio ampliato nel gioco post flop, infatti nonostante il piccolo e il grande buoi siamo gli ultimi a parlare nel primo giro di puntate sono però i primi a dover prendere una decisione quando le tre carte comuni vengono scoperte, mettendoli in una situazione di difficoltà.
Un esempio può essere il seguente: in un tavolo da nove giocatori quello della posizione di UTG fa un "raise" (rilancio), il bottone chiama e noi da grande buio con A-J out-suited (di seme diverso) decidiamo di partecipare alla mano. Il flop è A-7-3 di semi diversi (rainbow), Forti del nostro Asso con un buon kicker (seconda carta personale) decidiamo di puntare metà del piatto. Il giocatore che ha fatto il raise iniziale annuncia un altro raise e il giocatore da bottone chiama. Cosa fare? E' vero che abbiamo la "top pair" (la coppia più alta) ma siamo certi che il kicker sia buono abbastanza? Se chiamiamo, cosa faremo al turn nel caso uscisse un'altra carta bassa? La scelta migliore è pertanto il "fold" (passare) ma questo non ci ha risparmiato le chip investite pre-flop e la puntata al flop.
Analizziamo la stessa mano se invece fossimo noi in posizione di bottone sempre con A-J di seme diverso: abbiamo chiamato raise pre-flop, centriamo la top pair al flop ma ci troviamo ad affrontare un raise e un reraise. A questo punto la scelta rimane migliore con la differenza che, potendo processare le informazioni per ultimi, abbiamo risparmiato una costosa puntata.
Gli avversari e le posizioni.
All'inizio abbiamo accennato del campione che è scontento della propria posizione al tavolo. Raramente capita di sedersi vicino a un giocatore conosciuto e quindi sembrerebbe un particolare di poca rilevanza, ma non è così.
Se anche colui che siede alla nostra destra è sconosciuto, il solo fatto che debba agire prima di noi ci dà un vantaggio enorme, qualunque sia la sua caratteristica di gioco. Ad esempio, pensiamo alla differenza di avere un giocatore molto aggressivo e imprevedibile seduto alla nostra sinistra: questo ama fare spesso dei contro-rilanci anche con mani di poco valore, ma come ci comportiamo quando noi stessi abbiamo fatto un rilancio senza avere una "monster" (una mano forte tipo A-A, K-K)? Ad esempio, siamo sulla posizione di HJ (High Jack, vedi all'inizio articolo) e apriamo il gioco con un raise avendo A-9 dello stesso seme (suited) e il nostro avversario contro rilancia da Cut Off. Chiamare ci costringerebbe a giocare un grosso piatto dovendo parlare per primi; eseguire un altro rilancio otterrebbe di fargli passare tutte le mani brutte e farci chiamare da quelle che ci superano o addirittura spingerlo ad un all-in in bluff a cui dovremmo però passare.
Se al contrario fossimo noi a parlare dopo di lui? Potremmo aspettare la mano buona per controrilanciarlo o anche solo chiamarlo senza dover rischiare troppe chip. Possiamo infatti controllare la dimensione del piatto e sfruttare la sua aggressività a nostro favore.
Idealmente quindi vogliamo avere giocatori aggressivi e loose (che giocano tante mani) alla nostra destra e viceversa avversari chiusi e passivi alla nostra sinistra per poter prendere decisioni molto più semplici.
La posizione: teoria dei giochi.
A questo punto vale la pena di fare un cenno a un concetto leggermente più avanzato, in questo caso è interessante una breve digressione su come la Teoria dei Giochi, ovvero quella branca della matematica che studia l'ottimizzazione delle scelte, può aiutarci a migliorare il nostro livello di gioco nel poker Texas Hold'em.
Semplificando, la Teoria dei Giochi ci dice quale può essere la nostra decisione migliore a seconda delle possibili scelte degli avversari; questo è particolarmente importante in quelle fasi di gioco in cui il nostro "stack", non ci permette tante mosse fantasiose, ovvero quando ci troviamo "corti" e la nostra scelta si limiterà al fold o a mettere tutte le chips nel piatto. In questo caso il vantaggio della posizione viene completamente ribaltato, infatti chi si muove per primo ha il beneficio maggiore.
Facciamo un esempio pratico: siamo in MP (Mid Position) e appunto corti. Il nostro stack non supera dieci volte il grande buio e guardiamo le carte: K-J dello stesso seme (suited). Non siamo eccitati da questa mano, ma non ci restano troppe occasioni per aspettare oltre e mettiamo tutte le chip nel piatto; il giocatore in posizione di Cut Off guarda la propria mano e vede A-10 si seme diverso, il suo stack è di 15 volte il grande buio, pertanto, seppur non rischiando di essere eliminato, perdere contro di noi significherebbe compromettere il torneo, dopo averci pensato tanto deciderà di passare anche se conscio che probabilmente sta lasciando la mano vincente. Se entrambi avessimo giocato la stessa mano con uno stack di dimensioni ben più significative, avremmo fatto un raise e lo stesso giocatore avrebbe certamente fatto call se non addirittura un contro rilancio mettendoci in forte difficoltà.
La Teoria dei Giochi, che non approfondiamo in questo articolo, ci consente di studiare in quali situazioni e con quali mani sarà profittevole andare all-in sapendo che i nostri avversari avranno timore di essere eliminati dal torneo.
Il valore della mano a seconda della posizione.
Primo esempio
Spesso i nostri utenti ci chiedono alcuni suggerimenti di come giocare le coppie medie e basse. Senza dettagli precisi non esiste una risposta assoluta, questo vale per qualunque mano nel Texas Hold'em. In molti casi infatti si dimentica un fattore determinante: quanto la posizione possa influire sul valore stesso della mano. E' pertanto diverso avere 4-4 da UTG rispetto a Mid Position e rispetto alla posizione del dealer, la nostra strategia cambierà in modo considerevole.
Prendiamo il solito tavolo di 9 giocatori, tutti pari stack con circa cento volte il grande buio (big blinds); siamo i primi a parlare e abbiamo appunto una coppia media 4-4. Che fare? Non è lo scopo di questo articolo discutere questo tipo di situazione, vogliamo solo farvi notare che scenari si possono presentare. Optiamo per un call, ci segue un giocatore da Mid Position e il bottone, molto aggressivo, annuncia un raise che noi paghiamo. E cosi fa anche l'altro avversario da Mid Position. Il flop è 8-9 di picche, e 3 di cuori. Tocca a noi agire.
Sembrerebbe innocuo, ma ci sono due giocatori dopo di noi. Se facciamo check, cosa faremo di fronte ad una puntata? Un avversario aggressivo può aver colpito il flop, avere una coppia alta o puntare in totale bluff. Il giocatore Mid Position potrebbe poi avere una coppia migliore della nostra. Non vediamo troppe alternative a un check e un fold a qualunque puntata, anche se la nostra mano potrebbe essere il punto più forte.
Secondo esempio
Come abbiamo fatto precedentemente analizziamo la stessa situazione a ruoli invertiti. Siamo di bottone con 4-4 in mano e prima di noi c'è un call dell'UTG, seguito da un altro call da Mid Position. Ora la nostra posizione ci permette di poter controllare molto meglio ilo gioco e di poter giocare la stessa mano in modo molto più aggressivo. Annunciamo un rilancio che viene chiamato da entrambi, sullo stesso flop. Dopo che i due giocatori hanno fatto check, possiamo puntare ottenendo il risultato di far passare anche mani superiori alla nostra come 6-6 o 7-7.
Mentre da UTG siamo stati costretti a giocare la mano passivamente e abbiamo passato con riluttanza al flop, nel secondo caso il piatto è stato vinto: seppure la mano sia la stessa, il suo valore cambia notevolmente proprio in funzione della posizione da cui si gioca.
Altri suggerimenti
- La strategia in un torneo di Texas Hold'em
- Come giocare con una coppia
- L'importanza del kicker nella mano
- Saper leggere bene l'avversario
- Scoprire il bluff dell'avversario
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