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Torneo multi tavolo di poker sportivo come affrontarlo

Riuscire a vincere un torneo multi tavolo non è una cosa semplice. Le mano sono veramente tante e gli avversari molto competitivi. Vediamo di scoprire quali tattiche adottare a seconda del nostro stile di gioco per fare una buona figura.
Durante un torneo di poker ogni giocatore vive la propria "catarsi" (momento drammatico nel teatro greco, oppure cerimonia di purificazione, nella religione) nel momento in cui si gioca tutti le sue fiches in un colpo solo (all-in). E' chiaro, in questo caso, il tentativo di allontanare le negatività verso un capo espiatorio (l'avversario) con il fine di allontanare dalla collettività, cioè i partecipanti al torneo.
All-in è purificazione: quando lo vinciamo ci sentiamo rinati, tiriamo sempre un sospiro di sollievo anche nei casi in cui siamo partiti molto favoriti. Ci purifichiamo degli errori commessi in precedenza e ci sentiamo sollevati.
 

Per vincere un torneo multi tavolo dobbiamo metterci bene in testa che dovremo affrontare la nostra catarsi per un certo numero di volte. Ora andremo a scoprire quali sono le tecniche migliori per prepararsi a questi eventi ed evitare di diventare noi l'agnello sacrificale al tavolo. Lo stile di gioco che adotteremo, almeno agli inizi, rispecchierà in maniera molto nitida la persona che siamo nella vita di tutti i giorni. Esistono diversi tipi di approccio ai tornei. Qui ci occuperemo dei tre principali, di quelli, cioè, che a nostro parere danno i risultati migliori: chiuso (in inglese, tight), aggressivo (aggressive) e molto aggressivo (super aggressive).

Quale è lo stile migliore?
Questa è una domanda alla quale non possiamo rispondere. Ogni stile ha i suoi pro e i suoi contro e nessuno prevale sull'altro. Ognuno di noi deve trovare un equilibrio, una sorta di giusto mix tra le tre scuole di pensiero. Il giocatore di poker di buon livello è capace di modulare il proprio gioco in base alle situazioni che gli si vengono a parare di fronte. Un consiglio sempre valido rimane quello di iniziare il torneo piuttosto chiusi per studiare gli avversari e correre meno rischi quando i bui sono ancora bassi e non ci sarebbe ragione di compromettere tutto per un piatto relativamente piccolo. Mano a mano che i premi si avvicinano dobbiamo iniziare a osare maggiormente. Arrivati al tavolo finale si deve giocare convinti che ogni singola mano potrebbe tramutarsi in un all-in.

Il segreto
la regola generale è quella che, a meno che non siamo costretti a girare le nostre carte, sia meglio evitare di dare informazioni utili ai nostri avversari. pagare per vedere è un adagio pokeristico che deve diventare nostro. Ad ogni modo potremmo anche trarre giovamento nel mostrare di tanto in tanto alcune mani dando informazioni errate rispetto allo stile di gioco che stiamo adottando in quel momento. Facciamo un esempio. Siamo in una fase intermedia del torneo e la momento stiamo tenendo un approccio chiuso, abbiamo un ottimo stack e non  ci serve correre rischi inutili. Abbiamo giocato poche mani e quando abbiamo deciso di entrare in azione lo abbiamo fatto sempre con mani forti. Purtroppo i nostri avversari hanno cominciato a capire il nostro stile e ci regalano più fiches. Potremmo decidere di fare una mano con carte davvero pessime. Nel caso in cui il nostro rilancio pre-flop non ci fossero call, potremmo mostrare con un sorriso sarcastico il nostro bluf. Tanto per far capire che non siamo poi così chiusi come tutti potrebbero pensare. Questo insinuerebbe il dubbio negli altri giocatori che forse anche altre volte abbiamo rubato i bui con mosse analoghe e qualcuno potrebbe riprendere fiducia e chiamarci in futuro, quando noi avremo ovviamente una ottima mano, Se, poi abbiamo il pelo sullo stomaco, possiamo rifare lo stesso giochino la mano successiva: se nessuno vede il nostro rilancio, temendo una trappola, mostreremo ancora il bluff, in  caso contrario cercheremo di spingere sul flop come se davvero avessimo qualcosa di buono. Ovviamente è una tecnica rischiosa e la sua buona riuscita dipenderà molto dallo stack dell'avversario.
Uno stack medio difficilmente chiamerò una nostra grossa puntata al flop senza aver chiuso almeno una coppia. Arrivare al tavolo finale di un torneo MTT significa aver sbaragliato la concorrenza di centinaia, forse migliaia di giocatori. Significa che i premi sono consistenti (sempre rapporto all'iscrizione). Giochiamolo in maniera aggressiva, entriamo con decisione sui piatti rilanciando sempre soprattutto se siamo tra le ultime posizioni per quanto riguarda lo stack. I bui a questo punto saranno molto alti e aggiudicarsi un piatto pre-flop ci garantirà una boccata di ossigeno!

Giocare in una poker room online
Quando giochiamo un torneo online siamo soli di fronte al video, non vediamo in faccia i nostri avversari. Tutte le tecniche riguardanti il linguaggio del corpo non possono essere applicate. Un validissimo aiuto per carpire informazioni sui giocatori al tavolo arriva dalla analisi del loro schema di puntate (le betting pattern). Soprattutto agli inizi sarà molto difficile ,per noi tenere sotto controllo tutte le betting pattern dei nostri compagni al tavolo. Una piccola astuzia è quella di iniziare a focalizzarci sui giocatori alla nostra sinistra per poi, co, tempo, allargare al nostra analisi.

Per facilitarci il compito segniamoci alcune domande che ci dovremo porre ne momento in cui vorremmo studiare le betting pattern.

1)  Quante mani giocano i nostri avversai  a ogni giro di bottone?

  • Fino a due mani, avremo a che fare con un giocatore conservatore.
  • Da tre a cinque, sarà molto probabile che la persona sia aggressiva o super aggressiva.
  • Più di cinque mani giocate il giocatore in questione gioca in maniera totalmente perdente, aspettiamolo al vaco e "puniamolo" con una buona mano

2)  Quando entrano in gioco si limitano a chiamare o preferiscono rilanciare?

  • Limitarsi al call è sinonimo di debolezza quasi in ogni circostanza. Quando entriamo in una mano dovremmo cercare di dominarla sempre e il raise pre-flop dovrà essere una costante. Se ci troviamo ad un tavolo dove i nostri avversari entrano in gioco rilanciando spesso è molto probabile che avremo a che fare con ossi duri e ci accorgeremo di come sia difficile giocare contro persone di questo tipo.

3)  Come si comportano di fronte ad un rilancio su una loro puntata?

  • La risposta a questa domanda potrebbe fruttarci un grosso piatto in futuro. Se notiamo che un giocatore tende più volte a lasciare facilmente se sottoposto ad un grosso rilancio, potemmo attendere il momento opportuno per eseguire un forte raise e portarci a casa un bel quantitativo di fiches senza troppi sforzi

4)  Con quali mani giocano o puntano gli altri giocatori?

  • Se abbiamo la fortuna di assistere ad uno showdown annotiamoci mentalmente la mano con la quale ha giocato (e soprattutto puntato) un avversario.

Una piccola astuzia è quella di non cadere vittime delle letture avversarie. Sapendo come si possono analizzare i betting pattern evitiamo di darne a nostra volta. Cambiamo schema di puntate, cerchiamo di essere creativi, non affidiamoci esclusivamente al bottone di raise automatico della poker room. Inventiamoci puntate differenti, anche poco per confondere le persone al nostro tavolo.

Facciamo un esempio
1)  Abbiamo deciso di iscriverci a un torneo online su una poker room di nostra scelta per seguire dal vivo l'evolversi del gioco. Ci troviamo nelle prime fasi di un torneo Multi tavolo Knockout con bui 10/20. Siamo di piccolo buio e abbiamo una coppia di Jack. Attendiamo di capire cosa hanno i nostri avversari, prepariamoci comunque ad avere parecchia azione.

2)  Dopo tre call, l'azione è arrivata al bottone che ha provato un rilancio molto timido a 40 fiches. In questo caso non avrebbe senso fare call per due motivi:
  1. Il rilancio del bottone è stato minimo e rischieremo che anche altri giocatori chiamino con qualsiasi carta, rendendoci le decisioni post-flop ancora più difficili.
  2. Dobbiamo cercare di ricevere informazioni anche sul nostro raise, chi chiamerà avrà probabilmente una mano buona e potremo restringere il ventaglio di opportunità. Decidiamo quindi per un raise corposo ma non eccessivo (160 fiches).

3)  Come previsto su quattro giocatori, solo due sono rimasti in gioco. Il problema è che il flop non ci ha aiutati, anzi, l'Asso sul tavolo ci deve preoccupare parecchio.
Oltretutto il turn ha fatto scendere una terza carta a picche per un possibile draw di colore da parte, soprattutto, di un eventuale avversario con l'Asso di picche in mano. Queste sono le situazioni nelle quali un giocatore tight deve rendersi conto che i suoi J-J possono essere battuti, siamo ancora agli inizi di un torneo molto lungo. Foldare in questo caso non sarebbe eresia.

Gli stili di gioco nel poker Texas Hold'em

1)  Giocatori chiusi
Ogni fiches che non puntiamo e una fiches in più che rimane nella nostra dotazione di gettoni (stack). Preservare è la parola d'ordine dei giocatori che scelgono l'approccio chiuso e quindi conservatore. Ma facciamo un ulteriore passo avanti e senza indugi scopriamo tre regole che stanno alla base di questo metodo:
   1. Evitiamo di andare all-in a meno di avere il miglior punto o il secondo miglior punto che si può realizzare con le carte uscite fino a quel momento. In questi casi si parla di nut o second nut proprio per identificare la "potenza" della mano.
   2. Giochiamo poche e selezionate mani: butteremo parecchie carte, saremo poco attivi al tavolo ma quando decideremo di partecipare al piatto lo faremo con mani iniziali superiori alla media di quelle giocate dai nostri avversari. Partiremo quindi con un piccolo vantaggio sul resto del tavolo.
   3. Ricordiamoci comunque che giocare poche e selezionate mani non è sempre sinonimo di vittoria. Diamo un al punto 1 e non corriamo rischi inutili.

Nei tornei multi tavolo (MTT), soprattutto agli inizi, avremo uno stack decisamente grande in rapporto a bui quindi non ci sarà alcun bisogno di "scornarsi" e rischiare tutto per portare a casa poca roba.
Per capire quali carte giocare dovremo tenere in considerazione la nostra posizione al tavolo da gioco:

  • Primo o secondo a parlare ("early position", vicino al grande buio). In questa posizione non avrebbe senso fare call. Rilanciamo. Il nostro obiettivo sarà quello di escludere dalla mano più persone possibili in maniera tale da evitare (almeno in teoria) che giocatori con carte medie partecipino al piatto e ci possano creare problemi di lettura. Rilanceremo con coppie alte quali A-A, K-K, Q-Q. Rilanceremo anche con J-J o 10-10 (in inglese T-T, da "ten" ovvero dieci) sempre nel tentativo di andare a escludere giocatori con mani potenzialmente pericolose come A-x (dove x significa altra carta). Rilanciamo anche con A-K e A-Q a colore. In questi casi dovremo ricordarci che essendo i primi a parlare, dovremo essere pronti a puntare qualunque cosa esca al flop.
  • Da l terzo al sesto a parlare ("middle position"). Tenendo buone, ovviamente, tutte le mani descritte in precedenza, più ci avviciniamo al bottone e più allargheremo il vantaggio (range, in gergo tecnico) di mani che potremo giocare. rilanciamo con 9-9 o 8-8 (facendo attenzione se la flop scende un Asso o un Kappa). Possiamo giocare anche con A-J o K-Q sia a colore che non.
  • Ultimi a parlare (late position). In aggiunta alle precedenti effettueremo rilanci con 7-7, A-x e mani golose come K-J, Q-J o J-10. Se il nostro stack ce lo permette e se prima di noi non c'è stata nessuna puntata, potemmo azzardare anche di giocare 9-10 a colore.

Molto importante è la differenza tra aprire la mano ed entrare in una mano già aperta. Aprire una mano significa che nessuno è entrato in gioco prima di noi. Di base quindi dovremo preoccuparci "solo" di chi verrà dopo. Entrare, viceversa, in una mano  dove qualcuno ha effettuato un call o un raise significa che dovremo pensare a quali mani avremo giocato in quella posizione e valutare se la nostra mano sia in grado di fronteggiare quella ipotetica dell'avversario. Nessuno sarebbe così sciocco da giocare sapendo di partire sfavorito. Se riteniamo che questo modo di giocare i tornei sia troppo noioso potremo decidere di passare allo stile aggressivo.

2)  Giocatori aggressivi
Se amiamo l'azione e pensiamo che alla fine il poker sia un gioco e come tale vogliamo goderne ogni momento, potremmo decidere che quello che fa per noi è lo stile aggressivo. In questo caso non dovremo neppure preoccuparci della posizione. Rilanceremo con tutte le mani consigliate al giocatore tight (giocatori chiusi sopra scritto) e in aggiunta giocheremo:

  • Tutte le coppie
  • A-x (dove significa ogni altra carta)
  • Qualsiasi combinazione di carte dal Jack in su
  • Tutte le carte consecutive dello stesso seme dal 4-5 in su (suited connectors)

Questa noncuranza della posizione e questa vastità di scelta di mani fanno del giocatore aggressivo un avversario difficilmente leggibile. Giocheremo tante mani da diverse posizioni e qualsiasi sia il flop, i giocatori al tavolo non capiranno se questo ci ha aiutato o meno. Quando ci capiteranno ottime mani riusciremo a massimizzare il profitto dato che spesso non verremo creduti. Ovviamente c'è il rovescio della medaglia. Come giocatori aggressivi dovremo essere molto padroni della tecnica post flop. Saremo portati ad effettuare scelte difficili dopo l'uscita delle carte sul tavolo, soprattutto quando queste non ci hanno aiutati. Questo approccio non è per giocatori alle prime armi. Gli avversari riusciranno a loro volta a mascherare bene le loro carte perché se noi giochiamo molte mani avremo maggiori probabilità di incappare in situazioni dove il nostro avversario ha una mano "mostruosa".
Infine, ricordiamoci che nel torneo saremo soggetti a variazioni di stack notevoli trovandoci sempre sul filo del rasoio, magari a rischiare quel poco che ci rimane. Un errore comune è quello di giocare senza tenere conto degli stack al tavolo. Un esempio lampante lo si ha quando un giocatore prende un brutto colpo e perde circa il 60% delle proprie chip. In quel momento è psicologicamente vulnerabile (soprattutto se la batosta gli è arrivata da un colpo molto fortunato del suo avversario, la cosiddetta bad bet) e potrebbe essere il momento per attaccarlo e metterlo sotto pressione. Tuttavia, se ci fermiamo a pensare un attimo, perdere il 60% dello stack non fa piacere a nessuno, ma non è sinonimo di sconfitta totale. Se dovesse capitare a noi non modifichiamo lo stile di gioco che fino a quel momento ci ha fatto vincere.
Se, invece, stiamo sbagliando pensando"quando posso divertirmi davvero?", allora dobbiamo fare un altro passo avanti.

3)  Il super aggressivo
Non ci basta partecipare attivamente a molti piatti, vogliamo essere protagonisti nel ben e nel male, vogliamo gli occhi di tutti puntati su di noi. L'approccio super aggressive fa la caso nostro.
Saremo noi a dettare le regole. Apriremo le mani con qualsiasi carta vogliamo, preoccupandoci solo se qualche "poveretto" ci chiama. Usando questa soluzione potremo infatti vincere parecchi piatti senza vedere neppure il flop.
Saremo totalmente imprevedibili che in situazioni nelle quali si arriverà a vedere le prime tre carte potremo vincere in due modi:

  • Riusciamo a legare qualcosa, il nostro avversario no lo saprà
  • Non riusciamo a legare, potremo bluffare e spingere il "nemico" fuori dal piatto.

Questa tecnica richiede tantissima dimestichezza con il tavolo e altissima concentrazione, le nostre energie, soprattutto psicologiche verranno messe a dura prova. Maestri di questo stile sono campioni come Phil Ivey e Gus Hansen.
Saremo in ogni momento come trapezisti che volteggiano senza rete di sicurezza, dovremo compiere scelte difficili, spesso con mani deboli.

Altre informazioni

 
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